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Il Franciacorta e il mio amore per il vino (Franciacortando 2013)

Ho origini italo-spagnole, sono terribilmente appassionata di cucina etnica al punto che preparo meglio zuppe thailandesi rispetto a delle banali lasagne, uno dei miei dogmi è “non mangiare mai italiano all’estero”. Ma c’è una cosa che mi rende maledettamente patriottica e che mi lega profondamente ad un senso di casa: il vino. Nonostante non mi dispiacciano vini californiani e sudamericani neanche davanti all’evidenza e sotto tortura dichiarerò che sono meglio di un vino italiano, e dopo l’esperienza di Franciacortando ne sono sempre più convinta. I motivi sono abbastanza banali, ma tutti “emozionali”, provo a spiegarvi perché sono rimasta basita davanti alla meraviglia di quel fazzoletto di terra che è il Franciacorta.

Botti – foto di Gianni Mezzadri

Premessa: dov’è il Franciacorta e cos’è Franciacortando? Se ci si pensa bene, almeno per sentito dire tutti conoscono il vino, ma non molti saprebbero effettivamente collocarlo sulla mappa.
La zona di coltivazione delle uve è limitata a 19 comuni della provincia di Brescia, delimitata a nord dal Lago d’Iseo (e dalle colline di Brione, Polaveno, Monticelli Brusati) e a sud dall’alta pianura padana, come limitati sono i canoni di produzione: Uve Chardonnay e/o Pinot nero (consentito anche l’utilizzo del Pinot bianco fino ad massimo del 50%), affinamento sui lieviti – in pratica una rifermentazione in bottiglia- non inferiore ai 18 mesi. Ovviamente le uve vanno raccolte a mano. Regole assolute e rigidissime per il vino che dal 1995 è diventato ufficialmente un metodo. Bollino DOCG, metodo Franciacorta.
Mi erano state date delle linee guida per godermi al meglio quello che Franciacortando poteva offrire, per poi avere, allo stesso tempo, campo libero per perderci tra le attività a cui partecipare e la visita alle varie cantine. Si perchè l’evento non era solo legato al vino ed alla sua eccellenza, era un intinerario che ti “obbligava” a vedere palmo a palmo tutta la zona. Ad Erbusco, per esempio, si poteva partecipare a sessioni di acquerello en plain air. Più o meno sapevi dov’erano situati gli artisti, ma la parte gustosa era quella di seguire le frecce sparse per il paese, che sembravano messe a caso per farti godere di qualche angolo nascosto in più, dove sicuramente non saresti passato. Ha tutto quel tocco chic che non scade nello snob che ti lascia sul palato il piacevole sentore di buono tanto impresso da saper diventare ricordo.
Se Gualtiero Marchesi, come si suol dire, “ha fatto l’uovo” qui, un motivo ci sarà.
Brut e Rosé de Lo Sparviere – foto di Gianni Mezzadri

Percorsi per i paesi, escursioni per le vigne, tour accompagnati in bicicletta a spasso per le cantine, spettacoli teatrali. Camminare senza fretta, pedalare, fermarsi qua e là. Come se ogni evento ed ogni pezzo di Franciacortando ti obbilgasse a rallentare, fermarti un po’, capire dove sei. Goderne. Con un buon Franciacorta in mano.
Ho parlato con produttori, chef, enologi, li ho annoiati di domande. Ognuno di loro è riuscito a incantarmi non solo per quello che mi raccontava, ma per come. In ogni parola c’è un totale attaccamento alla terra, una partecipazione sentita al prodotto finale, come se parte del loro amore fosse elemento integrante per la perfetta riuscita del vino (oltre a talento ed esperienza). Un orgoglio palpabile che noti nei gesti più impercettibili che possono essere degli occhi chiusi mentre si degusta con l’olfatto o una mano appoggiata su di una pupitre, come una carezza.
Forse è questo che mi muove l’amore per il vino: l’orgoglio italiano che getta radici nella storia, nella fatica e nell’arte tramandata e non solo, purtroppo, in 11 maschi che tirano calci ad un pallone.
Vi ricordo che il 28,29 e 30 Giugno 2013 si corre la maratona per le splendide colline con la possibilità di 
 

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Valentina Besana

Mi chiamo Valentina Besana, adoro viaggiare con il mio compagno e i nostri due figli di 10 e 13 anni. Da quando siamo una famiglia sono sempre alla ricerca di mete kids friendly che amo condividere su questo blog.

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