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| Valentina Besana |

Teatro Massimo di Palermo: una storia di grandezza e… di fantasmi!

Guest post di Vito Mandina di Itinerari Turistici Sicilia

Ancora oggi, nel capoluogo siciliano, l’area urbana compresa tra i teatri Massimo e Politeama viene comunemente chiamata e definita il “Salotto di Palermo”.
Non è per nulla difficile comprendere a cosa si riferisca questa etichetta: basta passeggiare un attimo per la via Ruggero Settimo, soffermarsi in uno dei caffè di via Principe di Belmonte o cenare in un ristorante nei pressi di Piazza Verdi per comprendere quanto bella ed elegante possa essere una città.

teatro massimo palermo
foto di gnuckx

Ed è naturale che, una città che aspira a diventare anche il “salotto” delle più grandi corti d’Europa, non può non avere un suo Tempio Lirico, un suo Teatro dell’Opera, per invitare la Zarina di Russia, gli Imperatori delle più grandi potenze europee, a visitare la Sicilia ed ammirare il fasto e l’opulenza della Palermo dei primi del ‘900.

La famiglia Basile realizza così un vero e proprio capolavoro, iniziato dal padre Giovanbattista Filippo e concluso dal figlio Ernesto. Un capolavoro che ancora oggi è il primo teatro in Italia per grandezza ed il terzo d’Europa, dopo Parigi e Vienna.

Nella realizzazione dello stupefacente Teatro Massimo venne dedicata la massima attenzione ad ogni aspetto, dal sistema di areazione (altro che aria condizionata!) all’acustica perfetta, che ha reso famosa in tutto il mondo la sua sala a ferro di cavallo.

I retroscena riguardanti la sua costruzione e la sua apertura sono molti. Ai tempi infatti, il popolo si ribellò non poco alla notizia dell’ingente investimento stanziato per la costruzione del teatro. Palermo non aveva ancora un ospedale (e dovette aspettare Mussolini per averlo), e la gente non sentiva l’esigenza di un teatro di tale portata.

Una gaffe ben più “altolocata” è quella che fece l’allora Re d’Italia Umberto, che dichiarò: “Palermo aveva forse bisogno di un teatro così grande?”. Be’, ci permettiamo di rispondere noi a distanza di oltre un secolo, e alla luce dei fatti: si.

Ancora risulta ignoto l’autore dell’epigrafe sull’architrave del portico monumentale: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”.
Dopo la “storia di grandezza”, veniamo adesso a quella… di spettri!

Tornando per un attimo indietro alla realizzazione del Teatro Massimo, bisogna dire che l’area di 25.000 metri quadrati in cui sorge non era di certo vacante. Tutt’altro. Proprio lì infatti sorgevano alcuni importantissimi edifici sacri: il Monastero delle Stimmate di S. Francesco, la Chiesa di Santa Marta, quella di Sant’Agata di Scorruggi delle Mura, il Monastero delle Vergini Teatine e ancora, l’unica chiesa di Palermo intitolata alla sua attuale Santa Patrona, Santa Rosalia.

Si racconta che, durante le opere di demolizione e costruzione del Teatro, la tomba di una suora fu, a quanto pare, involontariamente profanata.

Ridestata dal suo eterno riposo, lo spirito della suora si accorse di quanto stava accadendo, e cercò in ogni modo di ostacolare la piega che le cose stavano prendendo. In che modo? L’unico a sua disposizione: manifestando la sua presenza.

A dar forza a queste voci, si ricordano parecchi episodi, riportati da persone diverse, sia visitatori occasionali che compagnie teatrali, convergenti tutti nella stessa versione: un’ombra, dai tratti distinguibili di una suora di bassa statura, è apparsa sul palcoscenico del Teatro Massimo, e più di una volta.
E non solo sul palcoscenico, ma anche dietro le quinte, nei sotterranei e in altri locali del teatro, producendo tra l’altro suoni e rumori che, suggestione o meno, pare abbiano del misterioso. Insomma, la più classica delle sceneggiature del “Fantasma dell’Opera”!

Di certo, volendo “lavorare” in un ambito tra il terreno e il fantascientifico, l’idea di una suora che, dopo aver visto la sua eterna dimora profanata, si aggira lanciando maledizioni al teatro, non appare peregrina…
Se poi aggiungiamo un ulteriore “indizio”, la cosa diventa piuttosto inquietante: pare sia stata colpa del fantasma se, dopo i 23 anni necessari per la sua realizzazione, per altri 23 il Teatro rimase chiuso… per restauri?

 

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Valentina Besana

Mi chiamo Valentina Besana, adoro viaggiare con il mio compagno e i nostri due figli di 10 e 13 anni. Da quando siamo una famiglia sono sempre alla ricerca di mete kids friendly che amo condividere su questo blog.

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